Impiego dei farmaci antiaritmici ed antitrombotici nei pazienti con fibrillazione atriale negli Usa nel periodo 1991–2000
Una ricerca ha valutato la terapia medica della fibrillazione atriale negli Stati Uniti nel periodo compreso tra il 1991 ed il 2000.
La fibrillazione atriale colpisce, solo negli Usa, circa 2,3 milioni di adulti, e la sua incidenza è in crescita, soprattutto tra i soggetti anziani.
Circa il 10% delle persone di età superiore ad 80 anni presenta questa aritmia.
Gli obiettivi della terapia medica della fibrillazione atriale sono:
- controllo della frequenza ventricolare
- mantenimento del ritmo sinusale
- prevenzione delle complicanze tromboemboliche.
La ricerca è stata compiuta analizzando i dati del National Ambulatory Medical Care Survey ( NAMCS ), riguardanti 1355 visite.
Nel corso del decennio preso in esame l’impiego della Digossina si è ridotto dal 72% nel 1991- 1992 al 56% nel 1999 – 2000.
Questo dato può essere spiegato con il fatto che la Digossina non controlla la tachicardia da sforzo.
La riduzione nell’uso della Digossina non è stata, tuttavia, compensata da un aumento degli altri farmaci per il controllo della frequenza ventricolare, quali i betabloccanti ed i calcioantagonisti.
Il sottoutilizzo dei farmaci che controllano la frequenza ventricolare può avere come conseguenza l’insorgenza di disturbi emodinamici, e di cardiopatia indotta dalla tachicardia.
Negli ultimi anni diversi studi clinici ( AFFIRM, RACE, PIAF ) hanno mostrato che il controllo della frequenza cardiaca ha dei vantaggi rispetto al mantenimento del ritmo sinusale.
Tra i farmaci per il mantenimento del ritmo sinusale è stato osservato un aumento nell’uso dell’Amiodarone ed una riduzione nell’impiego della Chinidina.
A partire dal 1998 l’Amiodarone è diventato il principale farmaco antiaritmico.
L’Amiodarone è un farmaco con ridotta tossicità cardiaca rispetto agli altri farmaci antiaritmici.
Dopo la pubblicazione dei dati dello studio AFFIRM gli Autori si attendono per il futuro un maggiore im piego dei betabloccanti e dei calcioantagonisti nel trattamento della fibrillazione striale, ed una riduzione dei farmaci antiaritmici.
Studi clinici hanno documentato che gli anticoagulanti orali riducono in modo significativo il rischio di ictus nei pazienti, con fibrillazione atriale.
L’analisi ha mostrato nel corso degli anni un aumento dell’impiego dei farmaci anticoagulanti, che tuttavia è rimasto basso. ( Xagena2004 )
Fonte : Archives of Internal Medicine, January 12, 2004
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